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Beth Galton: Cut Food |
Buongiorno a tutti e ben trovati al terzo appuntamento con la nostra rubrica sulla Food Photography.
(Per la seconda lezione cliccate QUI! Per la prima lezione cliccate QUI! )
In questo capitolo facciamo una piccola pausa con la quale, paradossalmente, entreremo nel vivo dell’argomento.
Si tratta del primo di alcuni intervalli che ho programmato, nei quali parleremo degli artisti ed interpreti della fotografia di food ( del presente e del passato), gente che ha fatto la storia e l’archivio di questo affascinante e “gustoso” settore, per capirci.
Saranno per lo più carte d’identità di fotografi contemporanei; non tanto perché non veda nel passato il modo migliore di imparare e di capire, quanto perché trovo fondamentale trasmettervi le tendenze d’oggigiorno, i gusti e gli stili di chi vive e produce immagini nei giorni nostri.
La contemporaneità come spunto per cominciare e la storia come supporto per le basi.
Oggi vorrei presentarvi Beth Galton, fotografa newyorkese nata nel 1953.
Inizia a fotografare quasi per caso, a detta sua. Solo quando comincia a studiare fotografia “Fine Art” la sua strada ha davvero inizio e il primo passo lo fa diventando assistente di un fotografo commerciale.
Da lì inizia a scoprire “quanto meraviglioso potesse essere il cibo”.
La madre adottiva era una cuoca spettacolare, così la Galton inizia a sperimentare una moltitudine di cibi e di piatti, immaginando e meravigliandosi di quante varietà di cibo si potessero trovare e gustare al mondo.
Questa nuova passione, unita a quella consolidata per la fotografia, la porta nell’unica direzione possibile.
Quale? Beh, quella che la porta ad essere una tra le più ricercate food photographers contemporanee.
Essendo lei attiva come fotografa e blogger, possiamo dividere molto facilmente la sua fotografia in commerciale e concettuale, sebbene non sia sempre così netta la linea che separa le due cose.
Sovente l’artista non usa la tecnica classica della foto singola dove sono luci e colori a raccontarci qualcosa, bensì predilige immagini polittiche, cioè fotografie formate da due o più parti connesse tra loro da una relazione di sinergia o contrapposizione, alcune volte di senso chiaro, mentre in altre più criptico.
Il polittico era, originariamente, un dipinto o un rilievo costituito da più parti connesse tra loro da cornici fisse o cerniere mobili, così da creare sportelli richiudibili.
La Galton, nello specifico è un’amante dei dittici, fotografie composte da due parti.
Talvolta va a rappresentare sequenze cronologiche, altre volte è come se mettesse due soggetti allo specchio, i quali risultano all’osservatore molto diversi, ma legati da un fattore (forma, colore o “calore”) che li porta ad apparire come due facce della stessa medaglia.
Altre volte ancora, i suoi dittici rappresentano per metà un concetto reale e per metà uno astratto.
Commercialmente ama l’uso di luci laterali ( effettivamente molto usate nel food) in grado di delineare contorni e trame in maniera perfettamente nitida, oltre che di fornire all’immagine una profondità tale da catturare l’occhio dell’osservatore anche per minuti interi sulla stessa immagine.
Con uno spiccato gusto per i toni morbidi e le luci neutre, la Galton lascia che siano i suoi soggetti e i suoi chiaroscuri a trasmettere a chi osserva un forte calore domestico e senso di una tavola imbandita da cibi sani e gustosi.
Diverso è il discorso concettuale.
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Beth Galton: Landscapes |
L’artista vuole deliberatamente provocare l’osservatore, trattando il cibo come rappresentazione dell’uomo stesso, se non della vita in generale. Nei suoi Cut Food ad esempio possiamo vedere come la Galton voglia mostrarci l’anima delle cose, come non voglia fermarsi sull’aspetto estetico principale, cioè ciò che più ci ingolosisce lasciando il resto nel dimenticatoio.
Vuole mostrarci cosa “c’è dentro”, cosa c’è nel cuore.
Insomma… come a dire di fermarci un attimo prima di mangiare e immaginare il cibo come qualcosa che ha un’anima.
Che l’artista voglia incutere timore, rispetto per il cibo o, perché, no, anche disgusto, è qualcosa che ognuno di noi può interpretare a proprio piacimento, d’altronde è questo il bello della fotografia!
Altro suo pregevole lavoro è il Landscapes.
Qui la Galton usa il cibo come fosse una cartina topografica o l’immagine di una veduta aerea.
Trasforma insalata, pane e formaggio in vedute di foreste pluviali, deserti e montagne.
Il risultato finale lascia sbalorditi e, al di là, della tecnica, possiamo vedere come la fotografia di food possa creare situazioni di gran lunga diverse dallo scopo finale che può esserci nell’ottica comune.
Il cibo non è solo cibo insomma!
Potremmo parlare ancora a lungo di quest’artista ma preferisco che siano le sue immagini a parlare.
Troverete molto materiare sul suo sito www.bethgalton.com o su uno dei suoi blog Our Seasonal Table.
Ascolterò volentieri le vostre opinioni, che potrete condividere tramite commenti oppure, se vorrete parlarne di persona, come sempre su facebook o al mio indirizzo mail.
Mi auguro che abbiate trovato interessante quest’autore e che possiate trarne i migliori spunti possibili.
Per la seconda lezione cliccate QUI!
Per la prima lezione cliccate QUI!
Omar Abd el Naser
www.gnfotografia.com
Le fotografie Cut Food e Landscapes sono proprietà di Beth Galton.
Cut Food è strepitosa! Come anche Landscapes….quanti spunti fantastici! Grazie.
Grazie ! E’ una fotografa bravissima ! Quanti stimoli ! Aspetto con curiosità le prossime lezioni !
Davvero interessante.
Baci
@Grazia: ciao, benvenuta! Non sei l’unica, te lo garantisco
ne approfitto per ringraziarvi tutti
un bacione!
Sempre molto interessanti questi appuntamenti, grazie
Da Fb sono arrivata qui ora. Mi sono letta le due lezioni precedenti, questa e ringrazio per la bella idea. Non fermatevi ! Vedo che sono l’unica ad aver lasciato commenti ma non vuol dire che sia l’unica a leggere le lezioni. Ce ne saranno altre ? A presto.